E non parlare di rovina
tu cuore –
fin che uno spigolo nero a strapiombo
spacchi l’azzurro
e una corda s’annodi all’anima
A.Pozzi
Ci sono insegnati, ci sono istruttori, guide, e poi, se si è fortunati, nella vita e in special modo sulle rocce e sulle montagne si incontrano maestri.
I maestri sono quelle donne e quegli uomini che si prendono cura di te, che ti fanno sentire cosa significa essere umani, che tengono la tua vita fra le loro mani donandoti la libertà di salire e la sicurezza di non cadere, anche sulle vie più impervie, che ti spingono a prendere il volo, a guardare più vicino per andare lontano, fino a poter alzare lo sguardo verso un nuovo orizzonte prima proibito, fino a lasciarti andare per insegnarti a tornare e ad affiancare di nuovo vie e vite.
Quando ci si avvicina ad un corso, specialmente ad un corso dedicato ad una attività che mette in gioco il nostro corpo e il nostro spirito insieme come l’arrampicata libera, le aspettative sono tanto alte quanto sono profonde le incertezze, ed entrambe riguardano sia le nostre capacità, in primo luogo sicuramente, sia la sensibilità e la predisposizione di chi si avventurerà con noi in questo cammino, sia allievi che istruttori.
Il corso di Arrampicata Libera che la sezione CAI di Piacenza ha tenuto in questo autunno, presieduto da Pietro Agosti e diretto da Matteo Alloni, con gli istruttori Morena Picchioni, Lino Facchini, Raffaella Bellinzoni, Raffaele Sbarbada, Raffaele Minardi, Luca Bernini, Luigi Montanini, è stato per me, ma credo di poter parlare a nome di tutti coloro che hanno partecipato al corso, una delle esperienze più felici proprio perché l’armonia che gli istruttori hanno saputo creare ha permesso ad ognuno di noi di superare gli abissi delle incertezze e di volgere le proprie aspettative sempre più in alto con grande leggerezza.
Nel susseguirsi delle lezioni tutti gli insegnamenti, la tecnica, la pratica, la storia, l’etica, la sicurezza, le conoscenze, si sono alternati in modo semplice e naturale, ma la fortuna incredibile che abbiamo avuto in queste giornate è stata quella di incontrare non solo degli insegnanti ma dei maestri, e la cosa più importante che ci hanno insegnato a riconoscere e perseguire è la cura profonda che l’arrampicata libera ci insegna: per noi stessi e per i nostri compagni, per i desideri e le forze, per gli orizzonti e le vie, per le rocce e la natura, per il tempo condiviso e quello ancora da immaginare.
E non esistono lezioni per questo, ma solo l’esempio di buoni maestri, appunto, del loro saper essere umani, del loro aver cura dell’altro profondamente e con rispetto, nell’incitarlo e nel saperlo aspettare in silenzio, nella pazienza infinita, nell’attenzione completamente dedita, nel raccogliere la stanchezza, a volte anche le lacrime, nel proteggere dalla paura, nel sopportare silenziosamente l’ansia e nel gioire insieme a fine giornata di ogni nuovo orizzonte raggiunto e subito spostato un poco più in là.
Questo è il cuore prezioso delle rocce e di chi le sale con umanità: insegnare la poetica di ogni gesto, la leggerezza del fare, la sicurezza del non abbandonare, l’attenzione ad ogni passo, la libertà del volo, il desiderio di nuovi orizzonti e soprattutto che ognuna di queste cose è possibile soltanto se condivisa con compagni scelti lungo le vie della vita, con cui la cui cura reciproca lega le anime come la corda lega i corpi.
A noi ora non resta che cercare di continuare ad arrivare in cima, un passo dopo l’altro, un sasso dopo l’altro, cercando appigli per l’anima e appoggi per il corpo, anche quando siamo stanchi, quando la mente si perde, il fiato si fa corto, le braccia pesanti, il cuore gonfio, perché solo allora, volgendo lo sguardo alle nostre spalle, scopriremo che l’orizzonte tanto desiderato era semplicemente lì con noi ad attenderci e a spingerci in alto, e da quella nostra massima aspirazione raggiunta sentiremo il desiderio di tornare per ricominciare a salire.
Dunque per ognuno di questi giorni un grazie immenso ai maestri del nostro corso, ai CAI di Piacenza e a noi allievi, Arianna, Michele, Isabella, Valentina, Silvia, Virgilio, Alberto, Simone, Patrizia, Caterina, Andrea ed Enrica, che condividendo rocce e giorni come pane siamo diventati compagni di vie e vite.