Arrampicare in ambiente sta alla palestra come nuotare in mare sta al nuoto in piscina. Ci sono le onde, capita di bere acqua salata, può essere scomodo, ma la sensazione di armonia con l’ambiente che ricavi quando riesci ad intuire anche solo un movimento perfetto è impareggiabile: è felicità.
A volte non ci accorgiamo di essere felici se non dopo, nel ricordo di quel momento. Immergersi nell’ambiente di montagna può dare invece immediata consapevolezza della felicità. Ieri è stata una di queste volte.
8 Giugno 2019, ultima sosta della Via Dibona alle Cinque Torri.
È una giornata meravigliosa. Mentre sto recuperando Manuela e Gianpaolo, i miei due allievi del corso all’ultimo tiro della bella via di IV grado appena salita il pensiero va indietro alla prima lezione del corso quando, titubanti, gli allievi si erano presentati con una certa apprensione e perché no, anche con una certa curiosità.
A tutti loro avevamo chiesto il massimo dell’impegno per questo corso. Del resto, 22 lezioni teoriche di cui ben 4 in palestra non sarebbero state uno scherzo. Neppure le 10 uscite in ambiente sarebbero state un gioco da ragazzi, oltretutto con l’incognita della meteo incerta che aveva contraddistinto le primavere e l’inizio d’estate degli scorsi anni, ragion per cui avremmo dovuto destreggiarci anche tra le varie località per le nostre salite in caso di maltempo.
Il sole che splende ancora alto all’orizzonte dipinge il cielo di un blu cobalto intenso, che ben fa da contrasto con la dolomia grigio-gialla-ocra di questo quadro meraviglioso che solo pochi, oggi, possono godere da questo punto di vista privilegiato. La neve alla base delle pareti intorno, abbondante come non mai in questa tarda e anomala primavera, rende il quadro ancora più bello, se può esistere qualcosa di più bello di essere nel posto in cui vorresti essere sempre stato.
“Brava Manuela, ancora qualche metro e ci sei” mi complimento con la mia allieva per la sua progressione, “dai Gianpaolo, forza… siamo quasi su!” incito all’altro allievo.
Tra poco ‘butteremo’ le doppie per calarci ma prima di questo abbiamo anche il tempo di un attimo di condivisione con gli allievi dell’altra cordata che ci fotografano dall’altra torre.
Una stretta di mano, un sorso di borraccia condiviso, un ultimo ripasso ai nodi ed alle manovre e giù, nel vertiginoso vuoto della corda doppia. Un soffice manto di neve ci accoglie, quasi ci avvolge, dolcemente.
Non posso non notare gli sguardi estasiati dei ragazzi ed il loro compiacimento è la migliore indicazione che, si, anche questo corso ci sta restituendo la felicità che è alla base di tutte le nostre passioni.
Un grazie di cuore agli Istruttori Elisa, Manu, Gigio, Piè e Berni che, come me, hanno fatto si che questo corso sia stato uno dei più belli mai vissuti… oltre che alla Scuola Dodi per la perfetta macchina organizzativa.
IA Paolo Cavallanti
40° Corso Roccia – Direttore
Servizio Valanghe Italiano