La montagna più alta, raggiunta con un gruppo di persone che un pubblico meno attento potrebbe considerare “normali”. E qui forse troviamo una connotazione interessante: “normale” non vuol dire ordinario! Ogni persona è a suo modo stra-ordinaria, così come lo è ogni montagna, anche se raggiunta per la sua via “normale”; l’alpinista lo sa e non la sottovaluta. Ancor più se la montagna in questione è così alta che la quota, il clima e l’isolamento mettono a dura prova la testa ancor prima del corpo.
Ecco perché il racconto proposto da Davide della sua spedizione è punteggiato da considerazioni essenziali per capire cosa si prova durante la salita. Pochi riferimenti ‘specialistici’, poca tecnica fine a sé stessa, ma molte sensazioni e agganci al vissuto quotidiano: sia quello in tenda, lassù a 8000 metri, sia quello che torna in mente attraverso il sorriso di una bimba e ci riporta a casa.
È stata una salita importantissima, una vera impresa alpinistica quella del primo piacentino sull’Everest. Tutti i presenti in sala lo hanno compreso ed hanno anche apprezzato molto la capacità di unire alpinismo e documentazione cinematografica. Tutti hanno sottolineato e ammirato questo ulteriore sforzo fisico e psicologico importante: perché non è così scontato estrarre la macchina e filmare quando le forze sono poche e la quota sta chiedendo il suo pegno!
Alla fine abbiamo assistito ad un vero e proprio diario di viaggio. Prima tra le genti del Nepal, poi insieme al popolo variopinto degli alpinisti, tra i crepacci e i seracchi dell’alta quota, nelle tende dei campi alti, dove si combatte con il vento, per arrivare, finalmente quasi in solitudine, “dove non c’è più nulla da salire”.
Il risultato di un’esperienza come questa non può che trovare una naturale continuità nella condivisione delle emozioni che “viaggiano” attraverso le immagini e ancor di più attraverso il suono e la voce registrata in presa diretta. Così tutti noi in sala abbiamo vissuto per un po’ le gioie ed i dolori, la vita del Campo Base, le vertigini dei passaggi sull’Ice Fall, la noia delle lunghe attese al Colle Sud, il vento e la fatica degli ultimi passi dopo l’Hillary Step, l’emozione e lo stupore sulla vetta a 8848 metri.
Come se tutti fossimo davvero in cammino… Fino alla fine dell’Everest!
Ma era ‘solo’ un film. Un bellissimo film.
Chi non ha potuto essere presente o non è riuscito ad entrare in sala, potrà riprovarci in occasione della replica del 15 febbraio 2018, presso il negozio Sport Specialist.
Troverete il profilo di Davide Chiesa e il calendario delle sue serate sul sito
www.comunicamontagna.it
Infine, invitiamo a non mancare al prossimo appuntamento dedicato ai protagonisti dell’arrampicata e dell’alpinismo, in programma nella sede del CAI il 12 gennaio. Tenete d’occhio il sito e le pagine FB della sezione per ulteriori notizie ed aggiornamenti.